La crisi nella coppia quando uno dei partner realizza di essere omosessuale e opta per un partner dello stesso sesso.

Sono sempre più frequenti nella nostra pratica clinica, i casi in cui ci troviamo a lavorare con coppie che si separano perché uno dei due membri ha scoperto di essere omosessuale, o meglio ha accettato essere omosessuale.

Dai casi clinici giunti alla nostra attenzione abbiamo riscontrato che nella maggior parte delle coppie il partner omosessuale sapeva di esserlo ma ha contrastato la propria natura  per provare la via dell’eterosessualità per poter soddisfare dei bisogni irrinunciabili per la realizzazione del proprio sé:

  • Avere dei figli

  • Essere accettati dalla famiglia.

  • Essere accettati dal contesto sociale.

  • Essere accettati dalla comunità religiosa di appartenenza.

  • Rispecchiare l’immagine ideale di sé e le aspettative imposte dal nucleo familiare.

Per molti infatti, a causa dello stigma della nostra società nei confronti dell’omosessualità, la scelta di una eterosessualità mimata, pare essere l’unica via, in particolare modo per i soggetti appartenenti alla classe sociale media.

Infatti per chi appartiene a classi sociali multiproblematiche risulta essere ininfluente la pressione del contesto rispetto alle abitudini sessuali, di fatto anche la promiscuità non suscita particolare sospetto o stupore, nelle classi particolarmente alte, in media, l’atteggiamento risulta essere molto più aperto per cui che un membro della famiglia sia omosessuale viene accolto senza nessuno scalpore. La classe medio borghese in genere è quella composta da soggetti che in capo ad un paio di generazioni sono riuscite a fare la scalata sociale per cui sono particolarmente ambiziose in termini di affermazione e soddisfacimento delle aspettative più o meno in tutti gli ambiti della vita.

Il coming out è l’aspetto più difficoltoso ovviamente, per le ragioni sopra citate.

Data la nostra esperienza le emozioni che caratterizzano questo tipo di coppia sono: Rabbia, vergogna, colpa e frustrazione.

Lo sfondo sintomatico è depressivo perché di fatto entrambi i membri sono depositari di un segreto, dello stesso segreto, e con ogni probabilità lo sono anche le famiglie di origine. Tutti sanno ma tutti sono motivati a mantenere il silenzio, nessuno vuole rinunciare al castello di carte.

Sia nel caso cheti tratti dell’uomo che della donna, la sessualità è ovviamente un terreno in cui non ci si esprime se non per procreare, in alcuni casi vi può essere frustrazione da parte del coniuge, in altri accordo.

Possibile incastro di coppia:

Dato che pare abbastanza improbabile che il partner eterosessuale non abbia notato l’omosessualità latente dell’altro dobbiamo pensare che la scelta di quello specifico partner sia funzionale ad un bisogno inconscio che trova soddisfazione nella formazione di quella coppia.

Bisogni sia legati all’evitamento di rapporti sessuali sia alla necessità di un legame non legame con qualcuno di non accessibile e disponibile al fine di mantenere un vincolo precedentemente creato nella famiglia di origine. Se siamo sposate con nostro padre e siamo determinate a restare fedeli, un marito omosessuale può fare al caso nostro. il patto implicito sarà quello di formare una coppia di facciata che poi porterà alla nascita di figli, vero progetto dei due partner e ad una accettabilità sociale che compensa il sacrificio iniziale.  In ogni caso abbiamo riscontrato una strenua convinzione nel mantenere il legame e nel cercare di convincersi, da parte del coniuge eterosessuale, che sia tutto normale e fisiologico.  Accade poi però che, come in quasi tutte le realtà di coppia, i membri crescano individualmente e che questo porti ad un viraggio di intenti. Una volta soddisfatti i bisogni per i quali il matrimonio è avvenuto, quindi nati i figli e affermatasi l’ immagine sociale e lavorativa, i bisogni propri e naturali emergano a tormentare chi nega una parte del sé o chi, nel frattempo ha divorziato dal proprio padre/madre, e qui nascono i guai: la coppia si disallinea, non c’è più sintonia, il castello di carte crolla, e si arriva in terapia di coppia.

Le richieste della coppia in genere sono legate ai figli, al come fare, e molto spesso anche a come comunicare la notizia alle famiglie di origine, che sono spesso lo scoglio maggiore, oltre all’immagine di sé e al senso di colpa nei confronti del coniuge, il quale a volte  non pare particolarmente agguerrito poiché, probabilmente a livello inconscio, già sapeva, mentre altre si mostra genuinamente traumatizzato e sconvolto.

Il lavoro per il terapeuta è quello di sostenere la coppia in questa fase di disvelamento, per far sì che l’identità di entrambi regga e il coming out non sia eccessivamente esplosivo e quindi deflagrante.

Non si deve dimenticare di rispettare i tempi e l’identità della coppia, che seppure nella propria peculiarità, come tutte le coppie durante la separazione attraversa quella fase di lutto e di perdita del progetto ideale.

Va sempre rispettata con delicatezza, il timing è più che mai indispensabile e critico, come pure la gestione della rabbia e della frustrazione legati all’investimento temporale e sentimentale, che molti coniugi vivono come un vero e proprio tradimento. Il tema della fiducia sarà un punto centrale del lavoro.